venerdì 29 marzo 2024
06.03.2012 - redazione

PCL: ripensare a tutte le contraddizioni del Porto di Imperia

comunicato stampa

 

Il PCL non intende entrare direttamente in merito alle azioni della magistratura riguardanti gli arresti del mega-costruttore Caltagirone Bellavista e dell'ex Direttore Generale della Porto d'Imperia S.p.a. Carlo Conti, ma sfruttare l'occasione per valutare attentamente i vari aspetti controversi che hanno caratterizzato l'opera del porto turistico fin dalla sua progettazione. La partecipazione di aziende costruttrici dal passato non limpido e già coinvolte in altre vicende giudiziarie, la nomina di dirigenti pubblici legati alla Prima Repubblica e protagonisti, in epoche più recenti, di gestioni fallimentari di società partecipate segnate da bilanci in rosso e spese inutili, rappresentano le prime anomalie alimentanti forti e legittimi dubbi sull'utilità della costruzione del nuovo porto.

Altro fattore rilevante a gettare ulteriori ombre è la lievitazione dei costi previsti per l'opera, partiti con un ammonto di 30 milioni di euro ad inizio lavori nel 2007, giunto ora a 140 milioni di euro. Risorse importanti che, alla prova dei fatti attuali, era meglio destinare alla costruzione di altre infrastrutture o all'ammodernamento di quelle già esistenti, se realmente intenzionati ad aumentare l'occupazione e rilanciare l'economia sul nostro territorio. Eppure per comprendere tali necessità, ogni anno stipendiamo lautamente uffici tecnici formati in base a criteri non del tutto trasparenti e che non a caso non sempre si dimostrano all'altezza.

Di conseguenza, si aggiungono inevitabilmente altri interrogativi. A cosa serve un nuovo porto turistico di dimensioni notevoli, cosi come gli altri porticcioli in fase di progettazione o realizzazione, quando ne esiste già uno a Sanremo che non sempre riesce a coprire l'intera capienza? Quali benefici per la collettività e in particolare per il mondo del lavoro? Quale reale giustificazione per una spesa così alta? Il buon senso ci obbliga a contraddire in tutto e per tutto i promotori di tale sciagurata opera ( Comune di Imperia retto dalle destre e la Regione governata dal centro-sinistra ), dati gli effetti devastanti comprovati sul piano economico e dell'immagine di Imperia e tutta la Provincia, tra cui: il ridimensionamento del porto commerciale con la conseguenza di numerosi licenziamenti; l'impiego di solo lavoro precario e ora nemmeno quello dato il blocco dei lavori, e come era prevedibile data la flessibilità ( e carenza di diritti ) dei contratti di assunzione; un'altra grave mazzata all'immagine del nostro territorio, dopo lo scioglimento del Comune di Ventimiglia, e che vede nuovamente coinvolti personaggi aventi forti legami con la politica che conta, la politica dei poteri forti e che da sempre se ne infischia delle reali esigenze delle comunità e territori che amministra. 

Appunto per questo che a pagare non deve più essere il mondo del lavoro, ma gli artefici e gli attori principali di questo sistema e dell'intera classe politica dominante che, a discapito degli interessi della collettività e svuotando le tasche dei contribuenti, si è sempre mossa per favorire ristrette cerchie di potere costituite da loschi speculatori e affaristi, arrivando addirittura a promuovere la costruzione di opere pubbliche ( per i soldi spesi, ma nell'uso esclusivamente privato ), come quella del nuovo Porto d'Imperia, dalla comprovata inutilità sotto tutti i suoi aspetti, dai costi esorbitanti e dalle conseguenze disastrose per l'economia locale e il territorio.

 


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